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Empathy for slow music

di Stefano Rosa (socio fondatore di Slow Music)

Slow Music è empatia.
Mi verrebbe da dire, meno male. Nel momento storico che stiamo attraversando, tra una pandemia e una guerra troppo ravvicinata per girarsi dall’altra parte, Dio solo sa se abbiamo bisogno di empatia.
Gli esseri umani da sempre, secondo la Storia, hanno mostrato spesso il loro lato peggiore e, altrettanto spesso, addirittura quello oscuro. Questo è avvenuto e avviene a tutte le latitudini, senza distinzione di sesso, razza o religione. In quest’ultimo paradossale senso, risulta l’unico reale orientamento dell’Uomo Moderno ai migliori principi giuridici e costituzionali.

Senza scomodare concetti filosofici o richiamare complesse teorie spirituali o teologiche, si può dire che il nostro percorso di abitanti di questo pianeta, è diventato decisamente arduo e pesante negli ultimi anni per cui le coscienze, le sensibilità, le intelligenze, segnano il passo nell’immaginare il futuro.
Eppure una visione pessimistica del domani continua a confliggere con la positività recondita che resta e persiste in ciascuno di noi, non fosse altro perché dettata da quell’istinto di sopravvivenza, di stampo certamente animale, che è presente, in maggiore o minore evidenza, negli uomini e donne che alla fine continuiamo ad essere e quindi, alla fine, nel nostro divenire.
Ecco perché Slow Music, con le sue doti di illuminata proposizione valoriale, può essere quel raggio di luce nell’oscurità che traccia, se non una strada, quantomeno un sentiero da seguire per non perdersi tra potere, denaro e malvagità.
Condividere momenti di spettacolo, di piccola o grande arte musicale, teatrale, letteraria quali quelli che Slow Music propone ai suoi associati e a tutti, nelle piccole come nelle grandi città, nei posti sconosciuti come in quelli già famosi, senza fare differenze di profilo economico o finanziario o pubblicitario, ma solo e soltanto in forza di quelle risorse che si rivolgono facilmente in nome del principio della Bellezza e del Buon Vivere, è l’empatia di cui voglio sottolineare la potenza.
Perché tutti, ma proprio tutti, ne possano godere nella reciproca intima essenza della speranza di privilegiare e sostenere la vita e il bene comune.

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